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L’abisso della malattia

Oggi propongo questo mio primo articolo per DarsiSalute pubblicato sul sito del Movimento Darsi Pace in cui cerco di esprimere una visione della malattia che vada oltre gli aspetti puramente tecnico-medici.

Ritengo fondamentale, sia dal lato del paziente che da quello del medico o dell’operatore sanitario, mantenere sempre uno sguardo ampio e aperto quando si parla di salute, malattia, o altri argomenti ad essi correlati.

Siamo fatti d’amore e per la felicità


Farfalla
Perché la foto di questa farfalla? Questa bellissima creatura è semplicemente sé stessa, non pretende altro. Nella sua coda manca un pezzetto (nota che non è simmetrica, a destra è mozzata): anche questa è una sua caratteristica, che la rende unica, ed è specchio del suo passato, che evidentemente è stato traumatico. Non per questo ha perso la sua natura, continua a vivere nella libertà. Quando riconosciamo la meraviglia di cui siamo fatti, ma anche le difficoltà che ci hanno plasmato, possiamo amarci semplicemente così come siamo.

Tutto ciò che esiste è in relazione col resto dell’Universo, la relazione è in grado di plasmare, e quando crea è amore. Siamo quindi fatti d’amore e pertanto il nostro scopo è essere felici, ma per essere felici dobbiamo essere liberi.

Essere liberi significa poter esprimere totalmente la nostra indole, il nostro spirito interiore, la nostra verità. La paura di sbagliare, essere giudicati o puniti sono tutti ostacoli che sopprimono ciò di cui siamo fatti: l’amore.

“Amerai il prossimo tuo come te stesso” (Mc 12,31): per amare il prossimo è necessario che prima impari ad amare te stesso! Non puoi amarti se non sei libero, se non sei nella verità. Infatti “la verità vi farà liberi” (Gv 8,32).

Quando non siamo liberi, veri, e quindi felici, abbiamo sentimenti contrastanti, non riconosciamo noi stessi. In questo soffocamento interiore iniziamo a vivere emozioni negative, che si esprimono nella mente tanto quanto nel corpo. I sintomi di tutto questo diventano un malessere più o meno localizzato, ma spesso generalizzato. Il nostro essere non si esprime più come vorrebbe e a livello psichico insorgono depressione, ansia, conflitto, paura, chiusura e stanchezza. Quella parte bloccata della nostra interiorità si rispecchia in un blocco più corporeo, che a lungo andare può diventare vera e propria malattia.

21 nov. La paura del disumano

biblioterapia

BIBLIOTERAPIA, TUTTALAPAURA DEL MONDO

Come curarsi (o ammalarsi) coi libri. 2015

Il titolo richiama un argomento a cui siamo sicuramente sensibili in particolare in questi giorni…

Sergio Givone, filosofo che da anni indaga il problema del nulla – possibilità di grazia, ma anche di annientamento –, approfondirà La paura del disumano, giungendo a delineare «un pensiero tragico che è, nel medesimo tempo, una filosofia del bene di vivere». Un nucleo centrale del percorso di Biblioterapia 2015, perché «certamente l’angoscia, il senso di finitezza sono una via d’accesso, un varco verso il senso. In realtà o si passa di lì o da nessuna parte» ha spiegato Givone. Che continua: «La nostra finitezza, il nostro dovere di morire ci dicono se la vita ha o non ha senso. Il nostro sentire – provare paura, provare angoscia, provare felicità, provare gioia – ci dicono se la vita ha o non ha un senso». La paura è quindi componente inscindibile dell’esperienza umana. Ma l’odierna crisi dei fondamenti del sapere, la “morte di Dio”, il politeismo dei valori, la possibile fine del genere umano a causa di catastrofi e guerre, aprono all’uomo contemporaneo un orizzonte di paura globale che lo espone al pericolo di perdere la propria umanità, e ci richiama per questo a una più alta responsabilità verso noi stessi e il prossimo. Di fronte al circolo vizioso che dall’insicurezza crescente porta a una violenza dell’uomo verso l’uomo che ha acquistato, forse come non mai, un carattere devastante e scandaloso, possiamo interrogarci su come limitarne i danni, consapevoli che l’uomo viene da un fondo di violenza, che non è soltanto un puro residuo bestiale, ma un fatto culturale. Bisogna quindi fare appello all’etica dell’individuo, ovvero alla nostra coscienza, alla nostra responsabilità nei confronti degli altri. E sopportare le paure e le contraddizioni dell’esistenza continuando a tendere verso il bene «come modo di stare al mondo, custodendo le parole in cui si svela l’umano».

Sabato 21 novembre. Rimini, Sala del Giudizio, Museo della Città, ore 17.

Ingresso a pagamento.

Per info e approfondimenti: http://www.bibliotecagambalunga.it/primo_piano/pagina325.html