Molti di noi si sentono spesso affaticati oltre il dovuto. Una stanchezza che può essere sia mentale che fisica, anche se il nostro lavoro è soprattutto di tipo intellettuale. Molti di noi non spostano più, come un tempo, carichi pesanti e non fanno chilometri e chilometri a piedi per andare a lavorare. Eppure siamo stanchi, troppo stanchi. Un’epidemia di stanchezza!
La stanchezza cronica è spesso associata a malessere generale, disturbi del sonno, difficoltà di concentrazione e memoria, umore depresso, dolori articolari o muscolari, sistema immunitario debole o infiammazione cronica, cefalea, ecc. Le persone affette da questo problema vedono i loro sintomi alternarsi a periodi di miglioramento, ma senza che si verifichi mai una risoluzione completa e duratura. Spesso hanno effettuato già molti accertamenti, i quali si sono verificati nella norma o con risultati non ben correlabili ai loro disturbi.
I motivi di questo affaticamento ritengo siano molteplici. Come ben sa chi mi conosce, credo fermamente che non vi sia distinzione tra corpo, mente e spirito. Ecco perché non si può considerare una stanchezza, fosse anche soprattutto o solamente fisica, solo dal punto di vista organico. Insomma, non ci fermeremo a qualche esame di laboratorio o alla misurazione della pressione arteriosa. Abbiamo bisogno di considerare tutta la nostra esistenza, il nostro modo di relazionarci col quotidiano, col prossimo e con noi stessi.
In una condizione di stanchezza cronica senza causa apparente (quindi senza sintomi specifici ne accertamenti già risolutivi per qualche condizione particolare) si possono prendere in considerazione gli spunti che trovate di seguito, sapendo che nessuno (di solito) è sufficiente e tutti sono connessi tra loro. In ogni caso qui troverete solo indicazioni generali, che non possono sostituire la visita e il consulto medico, dai quali pervengono altre informazioni che qui non è possibile descrivere.
Non è ovviamente possibile essere esaustivi su tutti i punti indicati, ma in alcuni trovate dei link ad altre pagine di questo sito per approfondire. Ho intenzione di approfondire alcuni degli aspetti in altri articoli di cui poi riporterò i link in questa pagina.
INDAGARE GLI ASPETTI ORGANICI
Partiamo comunque dal nostro corpo. E’ bene valutare se siamo in una condizione di sufficiente equilibrio, oppure se abbiamo superato un punto di rottura.
Dobbiamo prendere in considerazione in prima battuta (anche se in modo inizialmente semplificato):
- Alimentazione. Fondamentale nutrirsi in modo adeguato, ovvero avere nutrienti ed energia secondo i nostri bisogni fisiologici, scegliendo materie prime di qualità ed associazioni alimentari adeguate. Vedi gli articoli con TAG “alimentazione”.
- Idratazione. Deve essere sufficiente, in modo da mantenere la giusta quantità di acqua nel corpo utilizzando quella necessaria alla sua depurazione e al mantenimento della temperatura corporea (sudorazione). Anche il tipo di acqua assunta è importante, perché fornisce minerali e può essere più o meno inquinata.
- Riposo. Il sonno deve essere sufficiente e di buona qualità.
- Inquinanti. L’esposizione ad agenti inquinanti richiede un grosso lavoro di detossificazione dell’organismo ed influisce sulle sue attività metaboliche e funzionali. A lungo termine alcuni elementi possono anche determinare vere e proprie malattie.
- Pressione arteriosa e altri parametri vitali. Sono semplici segni, pertanto non possono essere disgiunti dal resto, ma lo rispecchiano.
- Esami di laboratorio. Possono rivelare disfunzioni della tiroide, presenza di anemia, alterazione degli elettroliti ematici, alterazioni epatiche o della funzione renale, ipo- o iperglicemia a digiuno, dislipidemie, modificazioni di urine e feci.
- Funzionalità cardiaca, polmonare, intestinale. Una valutazione di questi organi e degli apparati di cui fanno parte (inizialmente semplice) può mostrare alterazioni da indagare meglio.
- Esercizio fisico, postura e funzionamento dell’apparato muscolo-scheletrico. Mantenere il corpo in movimento senza eccessi è essenziale per un buon tono generale fisico e mentale. Perché questo possa avvenire, oltre ad un impegno costante, è necessario valutare che non vi siano impedimenti funzionali, ed eventualmente trovare soluzioni adatte alle proprie condizioni particolari (ce ne sono sempre!).
- Nella donna: ciclo mestruale, eventuale stato di gravidanza, o menopausa.
- Altro che potrebbe evidenziarsi durante visita medica.
A questa prima valutazione ne vanno poi eventualmente integrate altre in base ai risultati ottenuti. Ad esempio studio dei sistemi immunitario ed endocrino (di quest’ultimo fa parte la funzione tiroidea, da indagare al primo livello), approfondimenti cardiologici, gastrointestinali, di laboratorio, ecc.
CONSIDERARE GLI ASPETTI MENTALI E PSICOSOMATICI
Il nostro modo di pensare, di percepire il mondo e di reagire a ciò che ci succede incide molto sul nostro funzionamento generale. Bruciamo tante energie in modo sconsiderato, ma senza rendercene conto, e le conseguenze sono difficoltà di concentrazione, umore depresso, stanchezza mentale e fisica.
Alcuni spunti da considerare inizialmente:
- Imparare a percepire le tensioni corporee. I muscoli possono avere tensioni più o meno continue (ad es. nelle spalle, nel collo, nel volto, ecc.). Nelle parti interne si possono percepire tensioni (ad es. nel petto, nella pancia, negli occhi, nella gola, ecc.). Queste tensioni corrispondono ai nostri vissuti interiori (emozioni, difese), ma non è detto che ad essi possiamo collegarli così facilmente. Vedi anche: Blocchi psicosomatici.
- Conoscere i propri meccanismi difensivi. Ognuno di noi ha delle modalità difensive presenti in modo continuo o che si attivano in particolari situazioni. Ad esempio qualcuno è in continua tensione e può diventare aggressivo, qualcun altro eccessivamente anergico e si chiude nel silenzio e nella sottomissione. In ogni caso sono reazioni molto potenti, che richiedono grandi energie fino a depauperarle. Realizzare che abbiamo questi meccanismi e quali sono è un punto di partenza per iniziare a conoscerli e comprenderli, ed infine a togliere loro forza. Non è un percorso breve e tantomeno automatico, ed è bene avere un supporto e un confronto.
- Sviluppare la consapevolezza di Sé. Questo significa conoscersi meglio, concedersi di lasciare andare le tensioni e le difese, armonizzando così l’attività cerebrale e corporea con la nostra interiorità spirituale più profonda. Nella pratica meditativa si sviluppa gradualmente un’accettazione di ciò che c’è in quel momento, attitudine fondamentale per la crescita interiore ed il benessere generale della persona. Allo stesso tempo ci si concede di rallentare quel ritmo frenetico a cui siamo abituati al giorno d’oggi, sensibilizzandoci a ciò che normalmente non possiamo sentire. Vedi anche: Praticare la consapevolezza (mindfulness) per un benessere globale.
- Limitare l’utilizzo di apparecchiature elettroniche come PC, tablet, smartphone, TV, videogiochi, ecc. Tutti questi dispositivi utilizzano molte energie mentali e tendono ad irritare il sistema nervoso. Inoltre perdiamo facilmente la consapevolezza del momento presente, fondamentale per il nostro benessere, perché ci proiettano passivamente in dimensioni virtuali.
- Riconoscere la difficoltà di “non fare” e concedersi momenti di pausa e svago da soli o con i nostri affetti. Spesso siamo presi da mille attività diverse, passiamo da una all’altra in modo frenetico e confuso. Non riusciamo a concederci momenti di vero “stacco”, perché siamo bombardati da sms, mail, tv, lavoro, diventando estranei a noi stessi e a coloro che ci sono più vicini. Proviamo a considerare la stanchezza come richiesta esplicita di un ritorno a noi e alle nostre necessità più umane, naturali e reali.
- Riconoscere che abbiamo necessità di modificare qualcosa nella nostra vita in modo da concederci di essere ciò che siamo. Prova a rispondere a queste domande: Come sono io? Quali sono i miei desideri più profondi? Dove mi sento forzato, costretto, e lontano dal mio essere più vero? Ti consiglio di scrivere le risposte.
- Considerare il proprio stato emotivo di fondo. Quando la stanchezza eccessiva è associata ad un umore fortemente depresso, alla mancanza di energie interiori e di voglia di fare, all’evitamento delle relazioni, e all’impossibilità di provare piacere nel fare qualsiasi cosa, allora è bene parlarne col proprio medico e farsi aiutare.
CONCLUSIONI
Questo percorso non può che essere molto graduale, senza forzature che creerebbero solo nuove tensioni e ulteriori difficoltà. E’ opportuno confrontarsi, avere supporto, e in alcuni momenti anche una vera e propria guida.
Se tutto questo ti sembra eccessivo inizia dal punto che riconosci meglio possa fare al caso tuo e sperimentalo. Se, al contrario alcune cose ti appaiono come scontate, non farci caso e passa alle altre!
La stanchezza cronica quindi richiama la persona ad un’attenzione maggiore verso se stessa. Questo significa cercare nuovi modi per volersi bene nel modo di nutrirsi, impegnarsi e pensarsi. Non esiste una medicina o un singolo trattamento per la stanchezza, la valutazione deve essere ampia in modo che possa evidenziare i punti più importanti sui quali cominciare a lavorare.