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La psicosomatica

PsicosomaticaLa divisione tra corpo, mente e anima operata nei secoli scorsi da correnti filosofiche, scientifiche e religiose si è sedimentata nella nostra cultura. Non siamo abituati a pensarci come esseri unitari, tendiamo a considerare il nostro corpo come qualcosa che non ci appartiene pienamente, quasi un goffo vestito che ci siamo ritrovati addosso senza volerlo. Quando questo è malato diventa pesante e doloroso, fastidioso e insopportabile, inefficiente e difettoso. Oggi sentiamo la mente, ed in particolare la sua parte più razionale, come ciò che ci rappresenta veramente, siamo degli esseri degni di rispetto perché pensiamo, calcoliamo, desideriamo, progettiamo, comunichiamo. “Cogito ergo sum” (“penso dunque sono) diceva Cartesio (1596-1650) , la cui dicotomica visione filosofica è considerata fondamento e partenza della scissione di cui stiamo parlando. Se possiamo concepire separati mente e corpo tendiamo a pensare che lo sono realmente: questa prospettiva porta a vedere il corpo come fosse una macchina.

La medicina occidentale è divenuta così strettamente incentrata sugli aspetti puramente biologici-biochimici, seguendo un metodo che oggi è riconosciuto come inappropriato.

Nel bene e nel male questa visione ha favorito una tendenza meccanicista e determinista che ancora oggi è alla base del pensiero scientifico occidentale.

(Baldoni, 2010, pag. 17)

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Franz Alexander

La psicosomatica propriamente detta è nata alla fine dell’Ottocento (il termine è stato coniato da Franz Alexander negli anni ’30 del ‘900), come corrente di pensiero che proponeva l’esistenza di forti connessioni tra mente e organismo. Vennero così studiate le influenze della mente, delle esperienze psichiche e di quelle emotive, su stati fisici e malattie, tentando di ricostruire una visione unitaria dell’essere umano.

Il problema della psicogenesi è legato all’antica dicotomia psiche contro soma. Fenomeni psicologici e somatici si manifestano nello stesso organismo come due aspetti di un unico processo. Alcuni determinati processi fisiologici vengono soggettivamente percepiti dall’organismo vivente come sensazioni, idee, impulsi. Come già si è detto, questi particolari processi fisiologici possono essere studiati nel modo migliore col metodo psicologico, che si occupa delle percezioni soggettive suscitate dai processi fisiologici stessi e comunicate attraverso il linguaggio. Fondamentalmente, dunque, l’oggetto degli studi psicologici e di quelli fisiologici è il medesimo; diverso è il metodo.

(Alexander F., 1951, pag. 43)

Questo ha portato inizialmente a definire alcuni stati patologici come “malattie psicosomatiche”, ovvero determinati da disturbi mentali o traumi psicologici. Purtroppo ancora oggi il termine “psicosomatica” viene da molti inteso con questa accezione, riferendosi in genere a disturbi funzionali (cioè disturbi fisici in cui non si riscontrano rilevanti alterazioni organiche).

L’evoluzione del pensiero psicosomatico è andato molto oltre, fino a comprendere che tutta l’esistenza dell’uomo è psicosomatica. Quindi tutte le malattie, in questo senso, sono psicosomatiche: malattie fisiche determinano malessere psicologico, problemi mentali portano a disturbi fisici.

Il dolore, per esempio, è un esperienza con una forte componente psichica, sebbene possa derivare da una condizione puramente fisica (come nel caso di un trauma), ma rimane sempre del tutto soggettiva.

A parità di stimolo nocicettivo, l’esperienza dolorosa è profondamente diversa a seconda del significato soggettivo che il dolore ha per l’individuo.

(Ercolani M., 1997)

Quando siamo preoccupati, ansiosi, o arrabbiati viviamo questi sentimenti come tensioni muscolari, mal di pancia, senso di peso al petto, e così via. In psicosomatica queste manifestazioni vengono anche chiamate “blocchi”. La cronicizzazione delle tensioni può portare ad alterazioni importanti nella funzionalità e nella struttura corporea, fino a diventare vera e propria malattia.

Anche la salute è quindi una questione psicosomatica: non esiste un vero benessere fisico con un malessere mentale e viceversa.

Il corpo non è solo un fenomeno biologico, ma anche una costruzione mentale graduale e complessa che si sviluppa, inizialmente, soprattutto all’interno della relazione con la madre. […] L’idea che abbiamo del nostro corpo si modifica per tutta la vita e varia nelle condizioni di salute e di malattia.

(Baldoni, 2010, pag. 14)

Il modello biopsicosociale è nato dalla brillante mente di George L. Engel, medico internista e psichiatra che decise di dedicarsi alla psicosomatica ed allo studio di un approccio sistemico alla persona, arricchendo così il campo di tutto il mondo di relazioni della persona e dei suoi rapporti con la società (il lavoro, la scuola, le aspettative sociali, ecc.).

La crisi della medicina deriva dall’inferenza logica che porta a definire la “malattia” solo in termini di parametri somatici, cosicché i medici non sono tenuti ad occuparsi delle istanze psicosociali in quanto queste ricadrebbero al di fuori della responsabilità e dell’autorità della medicina. […] Il modello biomedico è così diventato un imperativo culturale e le sue limitazioni sono state semplicisticamente trascurate. In breve, il modello ora ha acquisito lo status di dogma.

(Engel, 1977)

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L’essenza di questo modello non sta tanto nel considerare variabili psicologiche e sociali insieme a quelle biologiche, ma soprattutto nell’apprezzarne le strette connessioni, all’interno di un approccio sistemico, contrapposto ad una visione determinista di stampo biomedico. La persona è qualcosa di indivisibile, considerarne la cura del solo corpo, o della sola mente, significherebbe snaturarla. Questa visione costituisce un punto di incontro tra discipline che hanno in comune la cura della persona, ma che sono storicamente distinte, come la medicina e la psicologia. Non è necessario che il medico, soprattutto se non ne ha le competenze, sconfini nel campo d’azione dello psicologo, ma non può nemmeno delegare totalmente a questi la responsabilità di considerare aspetti non prettamente fisiologici.

Nel processo di guarigione non può mancare la valutazione del peso di tutti questi fattori, che hanno un forte peso su uno stato di malattia. Del resto anche l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) lo ha riconosciuto:

La salute è uno stato di completo benessere fisico, psichico e sociale e non semplice assenza di malattia o infermità.

(WHO1948)

La PNEI (psiconeuroendocrinoimmunologia) può essere considerata una delle espressioni più moderne, scientifiche, ed ampie della psicosomatica e del modello biopsicosociale. Si occupa di mettere in luce tutti i collegamenti e le interazioni tra i vari apparati e sistemi dell’organismo, psiche compresa, attraverso le evidenze scientifiche ottenute dalle ricerche biomediche e psicologiche.


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Bibliografia

Alexander F. (1951), Psychosomatic medicine, New York, Norton & Co., 1950; trad. it. Medicina psicosomatica, Firenze, Marzocco, 1951

Baldoni F. (2010). La prospettiva psicosomatica. Bologna: Il Mulino.

Ercolani M. (1997), Malati di dolore – Aspetti medici e psicologici del paziente con dolore cronico. Bologna: Zanichelli

Engel G. L. The Need for a New Medical Model: A Challenge for Biomedicine. Science, New Series, Vol. 196, No. 4286 (Apr. 8, 1977), pp. 129-136

WHO. (1948). Preamble to the Constitution of the World Health Organization as adopted by the International Health Conference, New York, 19-22 June, 1946; signed on 22 July 1946 by the representatives of 61 States and entered into force on 7 April 1948. New York.