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Liberazione

Nell’incontro di Meditazione e Benessere Globale online di questa mattina abbiamo ricercato un’esperienza interiore che fosse in qualche modo legata all’importante festività di oggi: è il 25 aprile e nel nostro Paese viene festeggiata la “Liberazione dell’Italia” dal regime fascista e dall’occupazione nazista.

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Abbiamo ancora bisogno di liberazione o è solo una ricorrenza? Sicuramente il nemico di allora è stato sconfitto, ma nel frattempo ne sono insorti altri, e altri ancora hanno perseverato più subdolamente.

Dentro di noi sentiamo che abbiamo tanto bisogno di liberarci… ma da che cosa? Quali sono i nostri “nemici” attuali che dobbiamo “combattere”?

Mi sembra che ognuno di noi viva, almeno in parte, nelle proprie gabbie. Si tratta per lo più di prigioni inconsapevoli, che in molti casi non riconosciamo nemmeno.

Nonostante abbiamo ottenuto molte libertà in questi 75 anni, abbiamo creato altri tipi di regime di ordine economico, mediatico, sociale e politico che ci opprimono. I nostri comportamenti, pensieri e scelte sono ancora fortemente condizionati da schemi culturali, educativi, religiosi, finanziari, lavorativi, e così via.

Le nostre storie personali, invece, ci rendono prigionieri di tiranni interiori. Le ferite che portiamo nella nostra interiorità ci rendono rigidi, e i nostri corpi ne parlano ampiamente con sintomi e disfunzioni, mentre le nostre menti sono confuse e la nostra emotività ci sembra inadeguata e da reprimere.

Spesso ci sentiamo costretti ad agire in un certo modo, ma ci diciamo che è giusto così. Eppure non stiamo bene in quelle modalità, non ci sentiamo liberi di esprimere noi stessi, per il fatto che non troviamo scelta, non riusciamo a riconoscere alternative.

Nei nostri incontri liberiamo il corpo e la mente attraverso pratiche meditative statiche e dinamiche. Dandoci respiro e vitalità sentiamo che questi tiranni, interiori ed esteriori, perdono di forza e allentano la loro oppressione, e noi assumiamo un maggior grado di libertà. Per poterlo fare abbiamo bisogno di silenzio interiore, di fluidità e leggerezza nel corpo e nella mente.

Thich Nath Hanh, grande maestro zen dei nostri tempi, nel suo libro intitolato “Il dono del silenzio” (Ed. Garzanti) ci conferma che la via è questa:

“Quando hai quel genere di silenzio vanti abbastanza libertà per goderti il fatto di essere vivo e apprezzare tutte le meraviglie della vita. Con quel genere di silenzio sei maggiormente in grado di guarire te stesso, mentalmente e fisicamente”.

“Per essere davvero devi essere libero dal pensare, libero dalle ansie, libero dalla paura, libero dal desiderio. «Sono libero» è una dichiarazione forte perché la verità è che molti di noi non sono liberi. Non abbiamo la libertà che ci consente di udire, e di vedere, e di essere semplicemente”.

Sono tanti i “nemici” di cui dobbiamo occuparci, ma questa non è una guerra, bensì una sorta di trattato di pace: possiamo davvero gradualmente rappacificarci con le nostre parti interiori sofferenti e fare un’esperienza diretta di liberazione.

A quel punto tutto ciò che è esterno e cerca di alienarci ed incatenarci perderà il suo potere, perché, come disse Krishnamurti

“la libertà è uno stato e una qualità della mente”

cioè qualcosa che viviamo interiormente, e nessuno potrà togliercela, nemmeno nelle difficoltà più estreme.

Anche C.G. Jung ricordava come sia necessario lavorare sulla propria interiorità, ancor prima e più di quanto non si faccia per una libertà di tipo sociale:

“Meglio essere legati da catene visibili che da catene invisibili”.

Le nostre qualità interiori, adeguatamente educate e lavorate, sono più forti delle influenze esteriori.